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MALINCONIA E MALE MALINCONICO

MALINCONIA E MALE MALINCONICO

Ildegarda parla spesso di malinconia ma occorre fare una distinzione tra quello stato emotivo che tutti conosciamo, dal termine con cui Ildegarda definisce il male melanconico che non è identificabile con la malinconia.

Innanzitutto, come già Ippocrate prima di lei, Ildegarda descrive quattro diversi temperamenti, il bilioso, il flemmatico, il sanguigno e il melanconico.

Vi sono persone più portate all’introversione e a vivere con più profondità uno stato di malinconia. La malinconia non va vista come sofferenza ma piuttosto è uno stato d’animo definibile come una dolce tristezza, spesso associata a compiacimento.

Scrive E. Cioran:

So perché sono triste, ma non saprei dire perché sono melanconico. Prolungandosi nel tempo senza mai raggiungere un’intensità particolare, gli stati melanconici cancellano dalla coscienza ogni motivo iniziale, presente invece nella tristezza.

E ancora Edgar Allan Poe:

La malinconia è il più legittimo tra tutti i toni poetici.

Tra i melanconici, infatti, spesso ci sono personalità argute e artisti, proprio perché in grado di soffermarsi, di mettersi in ascolto cogliendo l’invisibile che viene tradotto in forme d’arte e simboli.

I melanconici, tuttavia, sono per Ildegarda più propensi a contrarre forme di malattia cronica proprio per la loro sovente forma di chiusura verso la relazione. Si tratta dunque, in questo caso, di una malinconia che si spinge al disequilibrio fino a provocare un’eccessiva rigidità verso sé stessi e gli altri.

Tutte le costituzioni, tuttavia, possono contrarre il male melanconico che “è nella discendenza di Adamo fin dalla nascita”. Cosa vuol dire?

La melancolia deriva da due termini greci: melan [“nero”] e cholé [“bile”]

Ildegarda attraverso il male melanconico ci parla della predisposizione alla malattia che l’uomo ha ereditato dopo il peccato originale e che diventa un prezioso strumento di conoscenza di sé.

Il male melanconico, infatti, si scatena ogni qualvolta l’anima e il corpo entrano in conflitto e l’uomo non segue ciò che il cuore gli dice, allontanandosi dal suo percorso di vita, di autorealizzazione.

Il male melanconico solleva “il livido muco della melancolia” che oggi possiamo interpretare come infiammazione sistemica e alterazione dei sistemi endocrino, metabolico, immunitario ogni volta che entriamo in una fase di stress duratura e profonda definita distress. Questa situazione, che Ildegarda descriverebbe con il disequilibrio umorale, può portare a diverse forme di patologia cronica.

Scrive Ildegarda: “La melancolia annera il sangue e prosciuga l’acqua, si bene che li uomini provano stanchezza.”

Uno dei più grandi vizi che comportano un disequilibrio progressivo degli umori fino a provocare il sollevamento della bile nera è l’attaccamento alle cose del mondo. La continua ricerca del possesso che ha dominato fin qui la nostra società è la principale causa di malattia secondo Ildegarda.

“Quando i rapaci non possono avere ciò che desiderano, cadono in una forma di angoscia della quale non potranno liberarsi con dolcezza.”

Per fare tornare il buon umore (e i buoni umori) Ildegarda, tra vari rimedi, consiglia:

  • Una dieta con alimenti buoni e piacevoli, di sapore piuttosto dolce, come il Finocchio, la castagna, o il farro monococco.
  • Una cura con l’Eleuterio di pere per liberare l’organismo degli eccessi evitando che i malanni si diffondano nelle viscere
  • I famosi biscotti della gioia, che agiscono sul buon umore, e sono anche chiamati biscotti per i nervi (infatti contengono un grande nervino che è la noce moscata)…
  • La ruta: foglie crude più che secche per lo stato di melancolia (umore)
  • La polvere di piantaggine “ridà gioia all’uomo oppresso”: riporta la salute al cervello che ne viene fortificato

…ma prima di ogni rimedio c’è il rispetto delle regole auree

Per curare gli stati di tristezza:

Quando la dolce malinconia diventa una tristezza profonda che non fa procedere con fiducia nella vita e ci fa sentire abbattuti…magari perché non riusciamo ad accettare eventi accaduti….la viola con la sua delicatezza e allo stesso tempo forza ci aiuta a lasciar andare per ricominciare…

La viola elisir va assunta, dice Ildegarda, finchè “non ci va a noia” ovvero finchè non saremo in grado di chiudere una porta e aprirne un’altra.

Per contrastare il male melanconico:

Quando invece la tristezza ha cominciato a muovere il male melanconico, allora occorre absinthium elisir da associare eventualmente alla viola. L’assenzio rinforza contro ogni forma di malattia…rendendo più forte la bile gialla ovvero il fegato, la nostra volontà.

L’artemisia absinthium rinforza tutto l’apparato gastroenterico, centrale nello sviluppo di qualsiasi forma di patologia cronica, rinforza i nostri reni e ci aiuta a essere più saldi nelle nostre intenzioni.

Infine per aiutarci in una depurazione profonda in grado di permetterci una miglior comunicazione con noi stessi, nasturtium elisir: solo un percorso responsabile e consapevole può farci davvero sconfiggere il male melanconico.

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