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La Ferita Dell’abbandono

La Ferita Dell’abbandono

Imparare ad amarsi

Nel profondo del cuore sappiamo che la ragione per cui arriviamo su questa terra è imparare ad amarci e imparare ad essere noi stessi. Solo in questo modo possiamo conoscere la nostra appartenenza al Tutto e la nostra natura divina. Solo in questo modo possiamo conoscere il vero significato della felicità. Si tratta di un percorso importante, difficile, certamente la prova più importante della nostra vita, quella che giustifica la nostra stessa nascita. Le esperienze che viviamo sono tutte orientate a farci riconoscere ovvero a permettere che si attui l’atto d’amore verso noi stessi.

Tali esperienze sono funzionali a far emergere la ferita originaria con cui siamo nati e solo guarendola ovvero riconoscendola e accettandola possiamo davvero imparare ad amarci. Le esperienze, dunque, sono opportunità di conoscenza. Ognuno di noi vive esperienze che si ripetono e anzi diventano sempre più forti finché non siamo in grado di accoglierle e riconoscerle per il grande significato che hanno nella nostra realizzazione personale, nel permetterci di riconoscerci nella nostra forza e autenticità.

Le ferite dell’anima

Ognuno di noi vive esperienze legate alla ferita originaria dell’anima. Una ferita di cui il nostro corpo ci parla fin dalla nascita. A queste ferite sono legate le grandi scelte che compiamo durante tutta la vita: scelte tra vizi e virtù, tra salute e malattia. Perché abbiamo bisogno di vivere una stessa esperienza più volte prima di comprendere? Ad esempio, riviviamo il dolore di essere lasciati dal partner, di perdere amici, di non riuscire a realizzarci in campo lavorativo. Davvero tutto questo è colpa degli altri? La causa è l’Ego, il costrutto di personalità che nutre il nostro conflitto tra ciò che siamo e ciò che siamo realmente destinati ad essere. La nostra anima sarà davvero felice solo quando il corpo mentale, emozionale e fisico parleranno la stessa lingua.

Per colpa dell’Ego anziché scoprire le nostre ferite, accettarle e amarle, le nascondiamo, indossando delle maschere.

La dipendenza che maschera la paura dell’abbandono

La ferita dell’abbandono è legata all’avere e al fare. Chi soffre della ferita dell’abbandono non si sente nutrito dal punto di vista affettivo. Nell’adulto la ferita (che ricordiamo è nascosta) comporta una dipendenza dalle cose e dalle persone. I legami diventano malati. Per paura di essere abbandonati accettiamo anche ciò che non ci sta bene. Accettiamo partner che non ci amano o partner che di fatto non amiamo ma ci permettono di nutrire questo senso malato di attaccamento.

La maschera che indossa chi soffre di questa ferita è quella della dipendenza: Il dipendente tende a fare la vittima, ha bisogno di attirare l’attenzione su di sé e per questo tenderà a fare il salvatore, a caricarsi di responsabilità non sue. Ha paura a lasciare luoghi, persone, tutto ciò che rappresenta una falsa certezza. Il corpo non fa altro che parlare di questa sua ferita. Chi soffre della ferita dell’abbandono è generalmente debole, ha ipotonicità fisica, soffre di mal di schiena (per il carico di responsabilità). Altre patologie di cui è affetto sono asma, problematiche a livello gastroenterico, miopia, disturbi alimentari (ha bisogno di riempirsi per non avere il senso di mancanza). Soffre di depressione, di arteriosclerosi, cistite, debolezza immunitaria, colite, alterazione del metabolismo.

Le cure di Ildegarda

Nel nostro atelier a Stresa approcciamo in modo sistemico il trattamento del disturbo fisico, considerando che porta con sé sempre il messaggio nascosto dell’anima. Nel caso della ferita dell’abbandono e delle patologie che ne derivano, certamente il rimedio principe di Ildegarda è l’absinthium elisir che per le sue proprietà, rafforza il dipendente, lo rende più capace di difendersi dalle infezioni, gli dona forza fisica, ripulisce il suo intestino e, in particolare, il colon. Il dipendente tende al ristagno, all’accumulo di linfa. Può essere utile in tal caso l’utilizzo di nasturtium elisir per depurare il sistema linfatico. Per contrastare lo stato di tristezza, invece, possono essere adatti viola elisir e certamente un toccasana importante per tutti i disturbi di cui è affetto il dipendente, è rappresentato dalla galanga . Ai rimedi occorre associare trattamenti specifici che tengono conto non solo dell’aspetto fisico ma anche e soprattutto della ferita nascosta. I rimedi, gli unguenti, le pietre vengono usati con tecniche studiate ad hoc e in punti del corpo selezionati, tenendo sempre presenti le indicazioni di Ildegarda. L’esperienza che proponiamo al cliente è la base da cui partire per un percorso alla scoperta di sé, dove ogni gesto, ogni pianta, agisce contemporaneamente sul lato fisico ed emozionale. Resta inteso che ogni persona è diversa: ognuno vivrà la sua ferita in modo unico. Ecco perché è importante ci sia sempre una partecipazione diretta della persona nel suo processo di cura.

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