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La dietetica d’Ildegarda – la dieta d’Estate

La dietetica d’Ildegarda – la dieta d’Estate

Le temperature elevate di queste settimane dichiarano a gran voce l’arrivo dell’estate e portano spesso cambiamenti alla nostra routine quotidiana, anche alimentare. Ma che cosa è preferibile mangiare in estate, quale dieta è consigliabile seguire con il caldo estivo? Ci sono degli alimenti da preferire quando fa davvero caldo e altri da evitare?

Il regime alimentare e le sue variazioni hanno un importante effetto sugli equilibri corporei.  Lo sapeva bene Ildegarda di Bingen che, nel suo trattato Causae et Curae, ad ogni sintomo descritto accompagna non solo rimedi naturali, ma anche una dieta specifica e l’attenzione per la propria anima.

La parola “dieta”, che oggi assume un significato legato ad una costrizione o restrizione, aveva invece nel medioevo il significato di un atteggiamento di cura verso se stessi e la propria salute.

Nella dietetica Ildegardiana, che è estremamente varia e onnivora, la scelta degli alimenti non viene operata secondo le proprietà caloriche o alle componenti nutritive, bensì in base alla forza vitale intrinseca dell’alimento (quella che Ildegarda chiama Viriditas, presente in tutte le creature) alla sua capacità di interagire ad un livello più profondo, non soltanto fisico.

L’alimento parla il linguaggio specifico del nostro corpo che non è per tutti uguale. Quando mangiamo interiorizziamo, trasformandolo, il macrocosmo e in questa trasformazione gioca la nostra specificità che interagisce con quella dell’alimento stesso. Il cibo deve essere in armonia con il nostro corpo.

Secondo Ildegarda, ogni alimento con le sue caratteristiche specifiche (freddezza, calore, umidità o secchezza) può sostenere e ripristinare l’equilibrio degli umori corporei (bile, flegma, sangue, bile nera) che possono essere alterati anche da fattori ambientali, come i cambi di stagione o periodi intensamente caldi o freddi.

Ildegarda non ci dà indicazioni precise e specifiche su cibi da consumare in estate, ma di molti alimenti specifica l’appropriatezza di utilizzo in alcune stagioni rispetto ad altre.

Ad esempio, del latte dirà Il latte delle vacche, delle capre, delle pecore e ogni altro tipo di latte è più sano in inverno che in estate, poiché in inverno non contiene la varietà di succhi che presenta in estate. A coloro che ne bevono in estate, se sono sani, il latte fa un po’ male; gli ammalati e le persone deboli devono assumerne in quantità modesta.

E ancora aggiunge:

 “Se i sani vogliono bere del latte in inverno, prendano della radice d’ortica e la facciano seccare; poi la immergano nel latte e bevano. (…) Se gli ammalati desiderano del latte in inverno, lo facciano cuocere e vi immergano dell’ortica seccata. In estate, al contrario, non serve a nulla mettere l’ortica nel latte poiché essa è piena di viridità.”

In estate la varietà dei pascoli e di erbe di cui ci cibano gli animali, aumenta la probabilità di sviluppare intolleranze ad allergeni presenti nell’alimento stesso. È quindi come se il latte, troppo pieno di umori e principi, dovesse essere “temprato”. Dell’ortica, infatti,  Ildegarda dice: “Cotta, è buona da mangiare poiché purga lo stomaco e ne elimina il muco.”

Del sale invece, descrive una natura calda ma umida e quindi non è adatto ad essere consumato in abbondanza nel periodo estivo già caldo.  “Il sale è molto caldo e alquanto umido. (…) L’uomo patisce molta sete quando ha mangiato parecchio sale. Ciò dipende dal fatto che il sale secca il suo polmone e fa inaridire gli umori buoni; allora il polmone e gli umori cercano l’umidità e così l’uomo ha sete.”

Parlandoci della lattuga che consumiamo abbondantemente nelle insalate estive, Ildegarda ne descrive la natura fredda e raccomanda:

“Mangiata senza condimento rende vuoto il cervello dell’uomo con il suo succo inutile e riempie lo stomaco di malattie. Chi ne vuole mangiare la condisca prima con aneto, aceto o aglio, in modo che il condimento venga sparso poco prima di mangiarla. Se la si mangia condita in questo modo, riconforta il cervello e assicura una buona digestione.” 

Infine del Finocchio, altra verdura spesso consumata a crudo in questa stagione, scrive:

“Il finocchio contiene un calore dolce e la sua natura non è ne secca ne fredda. Mangiato crudo, non fa male all’uomo. In qualunque modo lo si mangi, rende l’uomo gioioso, gli procura un calore dolce e un sudore buono e assicura una buona digestione”

Più volte Ildegarda elogerà le doti di questa verdura che, anche come pianta officinale, nella sua medicina è considerata un rimedio essenziale per l’equilibrio dell’apparato digerente, in particolare in caso di ulcera e iperacidità.

Il Finocchio è infatti prezioso ingrediente di alcuni rimedi Thesaura Naturae: lo ritroviamo in Finogal, compresse carminativi e antiacido, Salvia Sclarea elisir, adatto in caso di cattiva digestione da stomaco “freddo” ed Issopo elisir, utile come antitussivo, per tutte le patologie respiratorie e come detossinante epatico.

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