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Le sottigliezze della natura: gli elisir di pietre

Le sottigliezze della natura: gli elisir di pietre

Durante il Solstizio d’Estate e la Festa di San Giovanni, le tradizioni antiche celebravano l’incontro fra il Sole (il fuoco) e la Luna (l’acqua). In particolare l’acqua, sotto forma di rugiada, assumeva durante queste festività un ruolo di notevole importanza: si credeva infatti che la rugiada che si formava nella notte fra il 23 e il 24 Giugno avesse la capacità di curare ogni male.

 

Anche Ildegarda di Bingen, secoli dopo San Giovanni e il battesimo di Gesù, parlerà dell’acqua come elemento “che lava”. Dice nel Libro Delle Creature: “L’acqua proviene dalla sorgente viva ed è da questa sorgente che scaturiscono anche le acque zampillanti che lavano tutte le sozzure”.

L’acqua è anche, per la prima volta con Ildegarda, veicolo delle informazioni terapeutiche in molti dei rimedi naturali da lei indicati.  L’acqua infatti funge da “mediatore” fra elementi curativi e ammalato, assorbendo le subtilitates (cioè le sottigliezze, le frequenze) di piante, metalli e pietre dure e portandole ad agire all’interno dell’organismo. Quando Ildegarda prescriveva i suoi elisir non immaginava certo che ciò che per lei era così naturale, sarebbe diventato in futuro oggetto di dispute in ambito scientifico.

 

Nella sua medicina, Ildegarda ha sempre descritto l’Uomo come entità composta dagli stessi elementi e dalle stesse sottigliezze (oggi dette frequenze) dell’Universo di cui fa parte,  riconoscendone quindi la capacità di vincere il destino imposto dalla malattia attraverso un processo di guarigione interiore attivato e favorito dai medicamenti naturali. E’ qui che il rimedio assume il suo compito di “mediazione” di informazioni e messaggi simbolici sia da un punto di vista fisico, suscitando reazioni chimico-fisiche, sia da un punto di vista psicologico, portando l’uomo a re-agire: il rimedio naturale diventa attivatore della comunicazione tra l’anima e il corpo.

 

Un perfetto esempio di questo principio lo troviamo negli elisir di pietre di Ildegarda, dove non c’è una mescolanza diretta fra il rimedio (la pietra) e il veicolo (l’acqua),  ma solo un contatto, un’immersione più o meno prolungata, cioè in termini più fisici una “trasmissione di frequenze o segnale”.

 

Ai cristalli Santa Ildegarda dedica un capitolo intero all’interno del Libro Delle Creature, raccontandone l’importanza terapeutica che riconduce al loro processo di formazione, descritto da Ildegarda come l’incontro di energie solari (fuoco) e lunari (acqua):

 

“Quando talvolta le acque di quei fiumi straripano e si elevano sino a quelle montagne ardenti, al momento stesso in cui quelle montagne, rese ardenti dall’ardore del sole, sono colpite dalle acque di quei fiumi, dove l’acqua incontra il fuoco si forma una specie di schiuma (…) In quel luogo la schiuma resta attaccata come glutine e in tre o quattro giorni s’indurisce formando la pietra. (…) E’ così che le pietre preziose sono generate dall’acqua e dal fuoco ed è per questo che contengono al tempo stesso del fuoco e dell’umidità.”

 

 

Ildegarda descrive le forze terapeutiche di molti fra i cristalli e ne riporta un utilizzo per contatto diretto o in preparazioni in cui, grazie al  contatto con l’acqua, le pietre svolgono valenza curativa.

 

Dice Ildegarda: “Chi ha una malattia cardiaca o gastrica oppure dolori all’addome, riscaldi al sole un cristallo di rocca e, quando è caldo, vi versi sopra dell’acqua. Poi metta la pietra per circa un ora nell’acqua e la tolga di nuovo fuori. Se berrà spesso quest’acqua sentirà dei miglioramenti.”

 

“Per fermare il flusso di sangue dal naso, si dovrà scaldare l’acqua o il vino imponendovi poi la corniola; l’assunzione di questa bevanda arresterà l’emorragia”

 

“Chi ha l’itterizia, metta un diamante greggio nel vino o nell’acqua, beva quest’acqua e guarirà”

 

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