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L’Attualità di Ildegarda

L’Attualità di Ildegarda

Il riduzionismo medico, pur con tutte le scoperte che ha saputo realizzare non è in grado di fornire ancora una spiegazione completa sull’origine della malattia cronica. La complessità dell’organismo umano e dell’ambiente in cui vive, ovvero la loro natura sistemica non può essere spiegata solo attraverso un approccio analitico, senza considerare le relazioni che legano l’uomo all’ambiente, circuiti non lineari che coinvolgono il sistema nervoso, metabolico, immunitario, fattori epigenetici ma ancor più le nostre emozioni, la nostra sensibilità che nutre i pensieri e definisce i comportamenti.

Ildegarda di Bingen, monaca benedettina tedesca, Santa e dottore della Chiesa ha saputo interpretare in modo originale la teoria degli umori che dominava nella sua epoca, fornendoci una rappresentazione dell’uomo e del suo rapporto con il Creato che può essere compresa proprio ponendo al centro la salute dell’uomo e che, mai come in questo periodo storico, risulta attuale. Oggi parlare di salute permette di superare ogni barriera culturale e religiosa, aiuta ad integrare l’aspetto scientifico a quello più profondamente esistenziale e spirituale. 

La visione di Ildegarda rispecchia in modo profondo la complessità del legame tra microcosmo e macrocosmo: da qui possiamo e dobbiamo ripartire per valorizzare le scoperte della scienza facendo in modo che riduzionismo e olismo si integrino ed elaborino un nuovo paradigma, un nuovo linguaggio al tempo stesso scientifico, filosofico, spirituale, in altre parole le basi epistemiche di un nuovo modello di cura.

CHI E’ ILDEGARDA DI BINGEN 

Ildegarda di Bingen nasce nel 1098 a sud del Reno in una famiglia aristocratica. Come decima figlia fu destinata alla vita monastica di clausura e all’età di otto anni entrò nel monastero di Disibodenberg sotto la guida della badessa Jutta di Sponheim, abbracciando la Regola benedettina.

Qui crebbe e si formò, fino a diventare Badessa all’età di 38 anni, dopo la morte di Jutta. Fu un genio poliedrico: cosmologa, teologa, musicista, guaritrice, artista. Si distinse per la sua praticità unita alla sua grande spiritualità. Viaggiò e fondò 3 monasteri diventando consigliere di Papi, imperatori e dei potenti del suo tempo come testimonia il ricco epistolario pervenutoci. 

Ildegarda era una mistica, tutta la sua vita fu accompagnata dal dono profetico delle visioni ed i suoi scritti, come lei tiene a sottolineare, sono frutto della voce divina.

Da mistica Ildegarda è in grado di cogliere l’Invisibile, l’Assoluto con esperienze di carattere intuitivo. Il mistico può arrivare a vedere ciò che l’occhio delle persone non può fare ma a cui può tendere con il potere dell’intuizione e con la sensibilità propria di ciascun essere umano. Ecco perché Ildegarda per descrivere ciò che vede utilizza i simboli: l’uovo cosmico e la ruota ne sono alcuni esempi. Il simbolo è un linguaggio universale ed è in grado di esprimere ciò che le parole non potrebbero descrivere.

Scrive Ildegarda parlando delle sue visioni: “queste cose non le ascolto con le orecchie del corpo e neppure nei pensieri del mio cuore ma unicamente all’interno della mia anima con gli occhi aperti, per cui nelle visioni non subisco il venir meno dell’estasi: le vedo in stato di veglia, di giorno e di notte”. La visione di Ildegarda, dunque, è del tutto interiore, nasce nel profondo dell’anima e non è prodotta dall’attività del pensiero. 

Tutta la sua vita è un esempio di coraggio, costanza, temperanza, fede ma soprattutto è l’evidenza di una spiritualità unita ad una grande concretezza che portarono Ildegarda a divenire una personalità di grande autorevolezza ed influenza. Un esempio per noi oggi che disorientati e in cerca di nuovi orizzonti, possiamo creare un nuovo avvenire solo credendo fortemente nei nostri talenti.

L’ATTUALITA’ DEL PENSIERO DI ILDEGARDA

Ildegarda è nota oltre che per le sue opere profetiche e le sue musiche anche per le sue conoscenze nell’ambito delle terapie naturali. A noi sono pervenute due opere: il Libro delle Creature e il Cause e cure delle infermità che inizialmente costituivano un unico testo dal titolo Liber subtilitatum diversarum naturarum creaturarum.

Nei suoi scritti Ildegarda affronta il tema della malattia spiegandolo alla luce dell’unione e dell’interdipendenza tra l’uomo e il cosmo: tutto è stato creato per il benessere della creatura umana e di ogni cosa creata l’uomo è responsabile, poiché è attraverso il Creato e la relazione con esso che l’individuo si riconosce e ha la possibilità di arrivare alla conoscenza di Sé.

La malattia è dunque un processo che spiega l’allontanamento tra l’agire del corpo e il volere e il desiderio dell’anima. La salute è secondo Ildegarda, un equilibrio tra diverse dimensioni: cosmica, fisica, spirituale, psicologica, ambientale e va necessariamente cercato ogni momento della nostra vita. Nel definire l’origine della malattia, la badessa di Bingen, descrive pur con un linguaggio simbolico basato su umori e flemmi, un processo che è del tutto in linea con quanto la medicina moderna sta scoprendo. Noi ci riconosciamo nella relazione, nel nostro rapporto con l’ambiente. Il modo in cui interagiamo con esso e quindi il nostro mondo emozionale può contribuire a mantenere uno stato di benessere o al contrario, attivare un processo che noi oggi definiamo di “stress cronico” in grado di alterare i sistemi endocrino, metabolico, immunitario con conseguente sviluppo di un processo di intossicazione e di infiammazione. Ildegarda lo descrive come una nebbia che sale al cervello dove non solo vengono alterati i centri di controllo ma anche i nostri pensieri fino a ridiscendere all’intestino e qui alterare la capacità di funzionamento di un sistema (quello che oggi viene chiamato microbiota intestinale) che ha un ruolo importante nello sviluppo di molte malattie croniche. La nostra salute è indissolubilmente legata al nostro modo di percepirci, alla scelta di seguire una via di virtù o di vizio, alla nostra responsabilità. Parlare di medicina Ildegardiana è dunque parlare in primo luogo di uno stile di vita che se “sentito” e perseguito, aiuta ogni giorno a mantenere l’equilibrio tra noi, microcosmo, e il macrocosmo che ci circonda.

Nella descrizione dell’origine della malattia, il legame tra anima e corpo è fondamentale. E’ l’anima che ci fa riconoscere ciò che nuoce al corpo dell’uomo e della donna e solo allora il cuore, il fegato e i vasi si contraggono ovvero entriamo nella vera e propria fase di attacco o fuga descritta nella sindrome di adattamento o stress. Dare importanza all’anima significa porre al centro la nostra “sensibilità, volontà, desiderio, intuizione, comprensione”, tutte proprietà dell’anima secondo Ildegarda: comprendiamo dunque che la malattia è in primo luogo una storia individuale e per studiarla occorre la partecipazione attiva dell’individuo e la sua responsabilità.

Se la malattia riflette il nostro percorso di vita sarà inevitabile ricorrere ad una personalizzazione della cura stessa: responsabilità e cura personalizzata sono i nuovi obiettivi della medicina moderna.

Oggi le neuroscienze affettive e lo studio dell’epigenetica confermano la necessità di porre al centro la relazione uomo- ambiente al fine di valutare in che modo il nostro comportamento influenzi e venga influenzato dal pensiero. Quest’ultimo si nutre delle nostre emozioni, della nostra cultura, dei nostri sentimenti e ancor prima del nostro sentire ovvero della capacità innata dei nostri organi interni di leggere lo stato del corpo ancor prima della nascita di una disfunzione organica.

La medicina di Ildegarda può essere spiegata oggi proprio attraverso il contributo della neuroendocrinologia nonché delle neuroscienza con l’integrazione della filosofia, della storia della medicina e certo della dimensione spirituale dell’essere umano. Spiritualità è riconoscere la propria unicità, il proprio talento, la propria natura di creature nate in una logica di armonia universale. 

Nelle opere profetiche come in quelle naturalistiche Ildegarda pone al centro la salute: essere sani significa infatti procedere sulla strada della salvezza ovvero su un percorso unico che è il nostro progetto di vita.

Guarire significa salvarsi: vive in salute non solo chi rispetta il proprio corpo e l’ambiente in cui vive ma soprattutto colui che ha la capacità di ascoltarsi e di vivere secondo un dialogo armonico tra la sua anima e il corpo.

I BENEFICI DELLA MEDICINA DI ILDEGARDA IN QUESTO MOMENTO STORICO

La medicina di Ildegarda può dare un grande supporto per attraversare questo momento di buio che potremmo definire, in un linguaggio ildegardiano, un grande urto collettivo‘: il buio che è necessario attraversare se desideriamo rinascere. La sua medicina consta di 6 regole auree, che potrebbero essere considerate un vero e proprio stile di vita: l’alimentazione, il digiuno, le giuste ore di sonno e di veglia, l’equilibrio tra ore di lavoro e di preghiera o meditazione (ora et labora), le pratiche di disintossicazione ed i rimedi naturali.

Ognuna di queste regole trova oggi una corrispondenza in studi scientifici che testimoniano come nella cura di molte malattie croniche occorra inserire l’aspetto alimentare, psicologico, l’importanza di pratiche meditative e l’utilizzo di rimedi che possono integrarsi con la medicina ufficiale

Le piante come tutto quanto costituisce il macrocosmo, hanno una loro sottigliezza, un loro significato specifico fatto di effetti visibili (azione farmacologica), ed effetti più sottili capaci di dialogare con il mondo emozionale dell’uomo. Ildegarda esprimeva questo concetto con il termine di Viriditas ovvero l’energia vitale che tutto anima: è l’intelligenza biologica sottesa ad ogni essere vivente. Oggi la scienza sta dimostrando che le piante trasmettono segnali elettrici: sono dunque in grado di interagire con i nostri circuiti nervosi. Ildegarda lo sapeva e i suoi rimedi, sapienti formule che utilizzano la giusta proporzione di piante della nostra flora mediterranea, si stanno rivelando rimedi catartici ovvero in grado di sollecitare il nostro universo emozionale indispensabile per la nostra crescita, per la scoperta del Sé.

I RIMEDI NATURALI DI THESAURA NATURAE ALLE EMOZIONI ORIGINATE DALLA PANDEMIA

Ildegarda ci ha lasciato numerose ricette. Preparava enoliti, impacchi, miscele di polveri e gli ingredienti che utilizzava erano quelli che la natura metteva a disposizione. Il metodo di preparazione era quello utilizzato nei monasteri benedettini e il solo conosciuto ai tempi di Ildegarda. Il metodo nasceva sia dalla pratica quotidiana, dalle indicazioni contenuti negli erbari che poteva avere a disposizione nella sua ricca biblioteca e dalla stessa esperienza diretta poiché, ricordiamo, Ildegarda fu ammalata per gran parte della sua vita. Molti rimedi sono stati ripresi e realizzati da aziende prima solo estere e oggi si possono trovare anche in Italia. Tra tutti i più noti sono i suoi elisir che la badessa realizzava come enoliti e che in Italia, vengono realizzati in forma di estratti idralcolici con l’aggiunta di succo d’uva e miele come da sua indicazione. In questo modo sono conservabili più a lungo e soprattutto migliorano la compliance del paziente. La miscela di polveri come il Sivesan, digestivo universale, sono state realizzate in forma di capsule e compresse sempre per facilitare una posologia ripetibile.

L’elisir all’issopo, all’assenzio, alla salvia sclarea, alla viola, le compresse di galanga stanno dimostrando effetti interessanti su disturbi comuni ma anche nel contrastare i sintomi associati a forme croniche di malattia come la fibromialgia in cui la componente emozionale è fondamentale.

L’elisir all’assenzio, ad esempio “ci rafforza contro ogni forma di malattia”. L’assenzio è un importante antinfiammatorio delle mucose, tiene puliti i visceri, allontana i parassiti, rinforza i polmoni, tonifica i reni: ci aiuta ad essere più forti, radicati, a vedere meglio dentro di noi. Così è l’assenzio che cresce spontaneo: una pianta che ama la vita e lotta per questa.

Se vogliamo liberarci dalle tossine e aiutare i nostri organi emuntori a svolgere al meglio il loro compito, rinforzando il sistema immunitario, possiamo assumere il Nasturtium elisir o elisir alla Lemna: ci depura ma nello stesso tempo ci aiuta a combattere una profonda rigidità che si esprime nel corpo con dolori e contrazioni ma trova origine nel negarci la possibilità di ascoltare la nostra anima: molte malattie autoimmuni nascono da questo stato emotivo persistente.

Infine se vogliamo rafforzare il nostro cuore affaticato da delusioni, rabbia, tristezza e desideriamo ritrovare l’energia vitale che ha sede nei reni, assumiamo l’elisir al prezzemolo: la grande cura del cuore per Ildegarda. Da subito ci concentreremo su di noi, sui nostri vissuti emotivi, li faremo esprimere e li accoglieremo comprendendo che solo così potremo ripartire: dall’amore verso noi stessi. Il prezzemolo anche nella sua natura ricorda il cuore: è una pianta bienne che crea prima una profonda radice e nel secondo anno esplode in infiorescenze come a simboleggiare una sistole che precede una diastole. Il suo originale meccanismo diuretico che lavora favorendo l’accumulo di potassio intracellulare e poi lo scambio con il calcio, favorisce fisiologicamente la contrattilità del cuore. Vi è sempre una corrispondenza tra habitat e forma della pianta, meccanismo d’azione a livello organico ed effetto a livello emozionale.

Ildegarda e il suo pensiero possono divenire oggi ispirazione per un nuovo modello di cura ma soprattutto sono emblema di uno stile di vita senza tempo in grado di prevenire la malattia.

Oggi i grandi eventi planetari ci hanno dato l’opportunità di vedere e sentire il nostro legame con l’ambiente ma soprattutto ci stanno dando l’opportunità di prendere coscienza della nostra natura trinitaria fatta di corpo, anima e spirito. Di questo anche la scienza deve tornare ad occuparsi. Lo scienziato per primo nel suo amore per la ricerca del mistero è spirituale. Il ritorno ad Ildegarda in questo particolare periodo storico ha anche il significato di farci riscoprire l’importanza e la grandezza della nostra cultura europea, dei valori custoditi nei Monasteri benedettini culla della nostra storia, proprio quelli che io, inconsapevolmente, andavo cercando quando dieci anni fa ho abbandonato il mio lavoro nelle multinazionali del farmaco per dedicarmi ad una monaca del 1100 e che oggi mi stanno dando la possibilità di dialogare con il mondo accademico attraverso un dottorato di ricerca.

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